Scalpellate di luce

“Chi vuole scrivere impari prima a leggere
chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare”

E’ l’inizio di una canzone, che racchiude in pochi versi un senso antico dell’equilibrio tra i contrari. E’ un bel pezzo, sentito qualche giorno fa in un concerto. Magari è un caso che ispiri l’inizio di questo post, a sua volta intimamente legato al puntata di questa settimana di pictures.of.you, dove si è cercata sintesi tra fotografia e scultura. Luce e materia, due opposti.

Spesso cerco tracce di vita nei cimiteri. Nel freddo marmo c’è più calore e umanità di quanto pensiamo, sia come lontana eco di vite passate che come estremo racconto di un affetto diventato pietra. Staglieno, il cimitero monumentale di Genova, è un luogo magico in tal senso. Un posto dove, con tutto il rispetto del caso, ci si perde in preda ad una continua meraviglia, dove ogni angolo è capace di raccontare storie sotto una coltre di tempo centenaria.

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

Il motivo per cui sono andato e continuo a tornare allo Staglieno è l’angelo di Oneto, l’opera più simbolica e simbolista del cimitero. Una figura che con staticità evoca pace e vacuità nella morte. Ma quelle pieghe marmoree suggeriscono una sorta di tensione nel trapasso. Staticità e movimento, di nuovo tra opposti.

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

Il tempo diventato polvere sul marmo crea un bianco e nero naturale. Una bicromia che sembra alternarsi quasi volontariamente nelle pieghe del torso e nelle leggero piumaggio delle ali. Chiaro e scuro, di nuovo tra opposti.

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

Una figura androgina, misteriosa. Il corpo tradisce curve femminili, Nel volto si scorgono lineamenti di un ragazzo. Anzi no, sono lineamenti candidi, ancora immuni da ogni possibile impurezza. Sono le sembianze di un bambino con lo sguardo perso nel vuoto, nell’indefinito. Uomo e donna, di nuovo tra opposti. Ma con una possibile terza via.

Il mio sguardo, invece, non può che perdersi ogni volta che si posa su questo angelo di marmo. Che rimane fermo e uguale a sé stesso, ma diverso ad ogni scatto. La pietra è lì, non cambia. Eppure basta spostare la prospettiva e si apre una nuova lettura. L’angelo, la materia, è immobile. Sono io, con la fotografia, che gli danzo intorno.

Ogni scatto non è solo semplice interpretazione, o reinterpretazione. Ogni scatto diventa una piccola scalpellata di luce che permette di estrarre dalla materia una nuova scultura.

Opposti eppure uguali. Ecco come possono incontrarsi fotografia a scultura.

Un ringraziamento alla Dottoressa Monica Maffioli, ospite della trasmissione di Martedì che con le sue considerazioni ha dato un ordine a quello che era già in testa.

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

 

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

Staglieno - Daniele Ferrini

Staglieno – Daniele Ferrini

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